«Sappiamo che le indagini richiedono prudenza e riservatezza, ed anche che non è questa la procedura normale che seguono inquirenti e forze dell’ordine. Ma il caso di Stefano Frapporti, morto suicida in carcere poche ore dopo l’arresto, non è un caso normale. E sconcerta moltissimi cittadini. E allora chiediamo: perchè qualcuno non trova il modo per chiarire ufficialmente come sono andate le cose? Penso a una conferenza stampa o ad un comunicato: una risposta certa alle molte domande che rimangono su quell’episodio e che il silenzio delle fonti ufficiali non può che alimentare».
La richiesta è di Armando Polli, di Ambiente e Società: una delle forze politiche che hanno aderito alle manifestazioni indette per chiedere che si faccia piena luce sull’accaduto. La necessarietà e opportunità dell’arresto, le modalità in cui si è svolto, le ragioni per cui all’uomo, senza precedenti penali e conosciuto come lavoratore serio e persona posata, non si è permesso di telefonare a nessuno. E tutti i dettagli sulla sua morte sui quali in città circolano ormai le ipotesi più fantasiose. «Solo le forze dell’ordine e la magistratura sanno come siano andate veramente le cose - conclude Poli - e allora lo dicano. E’ l’unico modo per restituire a tutti un minimo di serenità».
Tratto dal Trentino del 23 agosto 2009
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